LINEE GUIDA SULLA DIAGNOSI DI DEMENZA E DI MALATTIA DI ALZHEIMER
Queste linee guida (LG) sono state preparate dal Gruppo di Studio
sulle Demenze della Società italiana di Neurologia per definire criteri
e percorsi diagnostici per le demenze e la malattia di Alzheimer. Scopo
delle LG è delineare un approccio uniforme alla diagnostica delle
demenze, che permetta di identificare il tipo e la gravità della
compromissione cognitiva e funzionale, di riconoscere le diverse forme
di demenza costruendo le premesse per una corretta valutazione
prognostica.
Le raccomandazioni contenute nel presente documento sono rivolte
ai neurologi e agli specialisti che sono impegnati nel complesso
percorso diagnostico delle demenze, ai medici di famiglia che osservano
i primi segni e sintomi della demenza. Le indicazioni contenute in
queste L-G possono inoltre risultare utili per definire le risorse
necessarie per l'assistenza del soggetto con demenza.
Oltre a questi obiettivi le L-G si prefiggono di realizzare
livelli uniformi di assistenza, di promuovere attività di ricerca
collaborativa sulle aree che sono oggetto di incertezze e di definire
le caratteristiche di qualità che contraddistinguono i centri di
riferimento per le demenze.
Nella elaborazione di queste LG ci si è basati su evidenze
scientifiche e cioè su una lettura critica di articoli scientifici
apparsi su riviste "peer reviewed". Solo nel caso in cui le evidenze
scientifiche sono risultate insufficienti o contraddittorie, le LG
riflettono il giudizio professionale e il parere dei membri del gruppo
di studio sulle demenze.
Queste LG possono essere non appropriate per tutte le singole
circostanze e vanno pertanto adottate solo dopo avere attentamente
valutato le caratteristiche individuali del paziente.
Sono state considerate in primo luogo in modo critico le linee
guida esistenti che hanno affrontato il problema della diagnosi delle
demenze. Si è fatto ricorso ad articoli scientifici originali quando le
raccomandazioni e linee guida esistenti erano insoddisfacenti o
insufficienti nella metodologia seguita o nel merito delle conclusioni
raggiunte.
La forza di ogni affermazione o raccomandazione contenuta nelle LG è stata classificata in tre livelli
I - Affermazioni completamente sostenute da evidenze scientifiche
II - Affermazioni sostenute da evidenze scientifiche singole, incomplete o contraddittorie
III - Affermazioni che rappresentano il consenso degli esperti che hanno preparato il documento di linee-guida
ELENCO DELLE LINEE GUIDA ESISTENTI ESAMINATE
Early identification of Alzheimer disease and related dementias
Clinical Practice Guideline. Quick reference Guide for Clinicians, No
19. Rockville, MD:US. Costa PT, Williams TF, Somerfield M et al.
Department of Health and Human Services, Public Health Service, Agency
for Health Care Policy and Research. AHCPR Publication No. 97-0703.
November 1996.
Fairhill Guidelines on Ethics of the Care of People with Alzheimer's Disease: a Clinical Summary
Post S.G., Whitehouse P.J. JAGS 1995 Dec, Vol.: 43 (5), P: 1423-1429. American Geriatrics Society.
- Statement on Use of the Apolipoprotein E Testing for Alzheimer's Disease. Consensus Statement of ACMG: ASHG. JAMA, 1995 vol. 274 n. 20: 1627-1629.
- The Clinical Introduction of Genetics Testing for Alzheimer's Disease.
S.G. Post, P.J. Whitehouse, R.H. Binstock et al. JAMA Mar. 12, 1997
vol. 277: 832-836. National Institute of Health - Centre for Biomedical
Ethics.
- Canadian Guidelines for the Development of Antidementia Therapies. A Conceptual Summary.
Mohr E., Feldman H., Gauthier S. Can-J-Neurol-Sci 1995 Feb, vol.: 22
(1), p: 62-71, ISSN. 0317-1671. Consortium of Canadian Centres for
Clinical Cognitive Research.
- Practice Guidelines for the Treatment of Patients with Alzheimer's Disease and other Dementias of Late Life.
American Psychiatric Association Work Group on Alzheimer's Disease and
Related Dementias. Am-J-Psychiatry 1997 May, vol.: 154 Supp, P: .1-39.
American Psychiatric Association.
- Screening for Dementia. Guide to Clinical Preventive Services. 2nd ed. Baltimore. Williams & Wilkins, 1996, pp. 541-6. US Preventive Services Task Force.
- Expert Panel Alzheimer. Malattia di Alzheimer. Documento di consenso. Società Italiana di Neuroscienze.1999.
Queste LG rappresentano lo stato dell'arte e le convinzioni degli
esperti alla data della loro stesura. Gli orientamenti e la sostanza
delle raccomandazioni potrebbero nel futuro modificarsi in conseguenza
di nuove acquisizioni scientifiche e dei risultati di un processo
continuo di validazione delle LG che la SIN ha intenzione di avviare
tramite il suo gruppo di studio sulle demenze.
Per gli argomenti ancora controversi e per i temi emergenti non
sufficientemente documentati dal punto di vista scientifico, le LG
riportano la necessità di ulteriori studi e produzione di conoscenze.
Le LG danno una risposta ad alcune domande che sono state
giudicate di importanza fondamentale per una corretta gestione del
paziente:
- Criteri di diagnosi delle demenze
- La diagnosi precoce di demenza
- I percorsi diagnostici per la diagnosi di demenza e il ruolo del medico di famiglia e dello specialista neurologo
- Obiettivi principali del percorso diagnostico
- La diagnosi differenziale
LA DIAGNOSI DI DEMENZA
La demenza è caratterizzata dalla presenza di un deficit della
memoria che si associa a disturbi in altre aree cognitive e causa una
significativa riduzione delle capacità della vita quotidiana del
paziente. La diagnosi si dovrà attenere ai criteri DSM-IV o ICD-10 che
prevedono l'esistenza di un unico quadro sindromico, rappresentato
dalla demenza, condiviso da differenti malattie. III
I criteri diagnostici del DSM IV e dell'ICD 10 lasciano però
aperti alcuni problemi che sono ancora campo di ricerca e fonte di
incertezza da parte dei medici. Tra questi si deve citare la
differenziazione fra normale invecchiamento cerebrale e demenza,
l'inquadramento nosologico dei quadri di compromissione isolata di una
sola capacità cognitiva e il ruolo diagnostico dei disturbi del
comportamento che spesso, se non invariabilmente, caratterizzano i
pazienti dementi. III
La diagnosi di demenza è prevalentemente una diagnosi clinica. Per
la malattia di Alzheimer, che di tutte le demenze rappresenta la forma
più frequente, e per tutte le forme che non siano chiaramente
ereditarie, mancano attualmente marker biologici e/o strumentali che
possano, con tutta sicurezza, essere utilizzati a fini diagnostici. I
L'individuazione di marker biologici e strumentali di malattia è
un obiettivo della massima importanza che andrà perseguito nell'ambito
di ben precisati protocolli di ricerca. III
La diagnosi precoce di demenza
Malgrado vi siano evidenze che nella pratica la demenza è spesso
misconosciuta nelle sue fasi iniziali. Una sua diagnosi precoce
permetterebbe:
- un tempestivo intervento sulle cause delle demenze reversibili
- l'istituzione di terapie che possono ritardare la progressione della malattia
- l'inizio di terapie che possono potenziare la performance cognitiva
del paziente sfruttando la sua non completa compromissione dei circuiti
neuronali
- l'attuazione di misure che riducono gli effetti della comorbilità associata alla demenza
- l'attuazione tempestiva da parte del paziente e della famiglia di
misure necessarie per risolvere i problemi connessi con la progressione
di malattia. III
L'utilizzo di alcuni strumenti di screening può evidenziare
deficit cognitivi o funzionali in soggetti asintomatici anticipando in
misura significativa i tempi della diagnosi. Si tratta però di
strumenti che presentano una insoddisfacente specificità che, se
applicati in popolazioni di soggetti asintomatici, avrebbero come
risultato quello di individuare un elevato numero di falsi positivi
(3). I
Indagini su popolazioni asintomatiche, con gli attuali strumenti
di screening, sono pertanto sconsigliate in quanto non presentano
vantaggi dal punto di vista della sanità pubblica. I
Indagini di questo tipo hanno un grande interesse scientifico:
andranno pertanto condotte all'interno di definiti protocolli di
ricerca che prevedano esplicitamente la partecipazione dello
specialista neurologo. III
Considerati i vantaggi di una diagnosi precoce, una demenza andrà
tempestivamente sospettata in soggetti anziani che presentino un
iniziale declino delle capacità cognitive. In questi soggetti, tra i
quali la prevalenza della demenza è più alta che in soggetti
asintomatici, l'utilizzo degli strumenti di screening presenta un più
alto valore predittivo positivo e un minore rischio di falsa
positività. Una pronta diagnosi in soggetti con sintomatologia iniziale
viene qui denominata diagnosi tempestiva per differenziarla dalla
diagnosi precoce in fase asintomatica. I
I sintomi che frequentemente caratterizzano una demenza
all'esordio e che impongono di avviare una indagine sulla possibile
presenza di una demenza con l'iniziale utilizzo di un test di screening
possono essere delineati come segue (4).
La persona può mostrare una difficoltà progressiva a svolgere una o più delle seguenti attività
- Imparare e ricordare nuove informazioni.
E' più ripetitivo; ha difficoltà a ricordare recenti conversazioni,
eventi e appuntamenti; frequentemente posiziona gli oggetti in malo
modo.
- Eseguire compiti complessi.
Ha difficoltà a seguire una serie complessa di pensieri o nell'eseguire compiti che richiedono numerose azioni.
- Ragionare.
E' incapace a rispondere con una ragionevole strategia a problemi
insorti a casa o al lavoro; si mostra stranamente poco riguardoso delle
regole sociali di comportamento.
- Orientarsi.
Ha difficoltà nell'orientamento durante la guida dell'automobile e
tende a perdersi anche in luoghi che gli/le sono familiari. Può
manifestare difficoltà a ricordare il giorno della settimana o la data
attuale.
- Parlare.
Ha difficoltà sempre maggiori a trovare le parole che esprimano ciò che vuole comunicare e a seguire le conversazioni.
- Avere un comportamento adeguato.
E' passivo e non reagisce adeguatamente alle differenti situazioni, è
più irritabile e sospettoso del solito, interpreta in modo sbagliato
stimoli uditivi o visivi.
A volte si manifestano invece disturbi più selettivi e particolari come
un disturbo del linguaggio (afasia), un disturbo nel riconoscimento dei volti familiari (prosopoagnosia) o altri disturbi isolati come una difficoltà nell'organizzare il movimento.
Il percorso diagnostico per la diagnosi di demenza
Il percorso diagnostico si dovrà basare oltre che sulla raccolta
mirata della storia clinica del paziente e sull'esame obiettivo, anche
su un'attenta valutazione delle capacità funzionali e cognitive del
paziente (5).
Il percorso diagnostico per la diagnosi di demenza dovrà vedere
coinvolte le due figure del medico di famiglia per la prima fase di
screening e il neurologo per la seconda e terza (fase di conferma
diagnostica e diagnosi differenziale all'interno delle demenze). III
La demenza è una compromissione della memoria e di almeno un'altra
capacità cognitiva che si accompagna ad una diminuzione delle capacità
funzionali del soggetto. In alcune forme di demenza differenti dalla
malattia di Alzheimer, il disturbo di memoria può non essere presente
all'esordio ed essere preceduto da importanti disturbi comportamentali.
Non è inoltre infrequente osservare pazienti con deficit isolato di
memoria o di un'altra funzione cognitiva o con compromissione di
memoria e di altre funzioni cognitive che non presentano una
diminuzione delle capacità funzionali. Per questi quadri andrà
utilizzata una denominazione univoca che potrebbe essere
"Compromissione isolata di (… memoria, orientamento, linguaggio….)" e
"Compromissione cognitiva lieve" per i quadri che non comportano un
deficit funzionale. Questi pazienti andranno attentamente valutati al
momento della diagnosi e durante il follow-up tramite protocolli di
studio e valutazione. III
PRIMA FASE - FASE DI SCREENING
Questa fase può essere gestita prevalentemente dal medico di famiglia ed è finalizzata a
- formulare il sospetto diagnostico
- individuare le principali cause che possono indurre un deficit cognitivo
Anamnesi mirata
Andrà attentamente valutata la presenza di gravi malattie
internistiche che possono dar luogo ad encefalopatie come l'iper o
ipotiroidismo, l'insufficienza epatica, renale o respiratoria, il
diabete e l'ipertensione arteriosa. I
Andranno considerate anche condizioni che possono causare deficit
di acido folico o di vitamina B12, i quali sono noti causare o
contribuire al manifestarsi di una riduzione delle capacità cognitive. I
Si dovrà valutare l'esistenza di un abuso di assunzione di
alcoolici o di altre sostanze e l'esposizione a tossici ambientali e/o
presenti nell'ambiente di lavoro. Andrà inoltre valutata la presenza di
patologie psichiatriche, di pregressi traumi cranici e, in particolare,
di altre malattie neurologiche. I
Particolarmente attenta dovrà essere l'anamnesi sui farmaci
assunti dal soggetto in quanto molti di essi, specie nell'anziano,
possono aggravare la demenza o ne possono mimare la presenza. Queste
sindromi possono essere facilmente controllate o migliorate sospendendo
l'assunzione del farmaco responsabile o riducendo i dosaggi. I
E' inoltre fondamentale che il medico indaghi sulla presenza di demenze in altri membri della famiglia. I
Esame obiettivo mirato
L'esame fisico dovrà tenere in conto i principi medici generali di
esecuzione e comprendere necessariamente un esame neurologico completo.
I
Il medico dovrà considerare attentamente la presenza di
menomazioni fisiche e sensoriali che potrebbero giustificare una
risposta anormale ai test e alle indagini effettuate. I
Valutazione funzionale
Questa valutazione può essere effettuata informalmente chiedendo
al soggetto e ai suoi famigliari come vengono gestite le azioni del
vivere quotidiano. Preferibilmente ciascun medico dovrebbe
familiarizzarsi con almeno una scala di valutazione standardizzata
delle attività del vivere quotidiano. E' consigliato l'uso della IADL
(Instrumental Activities of Daily Living), che indaga 8 attività del
vivere quotidiano e che viene spesso utilizzata nel corso di studi
clinici controllati. (5). I
Valutazione cognitiva
E' indispensabile, soprattutto nelle fasi iniziali di una demenza,
quando è incerta la presenza stessa del deterioramento, effettuare
un'indagine sistematica sulle differenti aree cognitive la cui traccia
potrebbe essere fornita dai sintomi d'esordio precedentemente indicati.
Preferibile, anche per il medico di famiglia, è comunque una indagine
formale tramite strumenti strutturati e standardizzati, allo scopo di
fornire indicazioni obiettive sull'esistenza del deficit cognitivo, di
indicare le aree cognitive colpite e di fornire una valutazione
quantitativa della gravità degli eventuali deficit utile nel corso del
follow-up. III
Si può ricorrere a numerosi strumenti di screening per l'indagine
delle diverse aree cognitive. Fra tutti il più utilizzato è il Mini
Mental State Examination (MMSE) di Folstein per il quale esiste una
versione italiana e che è stato validato su una popolazione di normali
italiani (6). Un altro strumento validato sulla popolazione italiana è
il Milan Overall Dementia Assessement che è stato costruito avendo come
paradigma la demenza di Alzheimer (7).
Bisogna tenere presente che i test di screening non sono strumenti
che permettono da soli la diagnosi di demenza, anche se possono
quantificare il livello di deficit cognitivo individuale del paziente.
Possono però documentare la presenza di ridotte funzioni cognitive in
più domini, come richiesto dai criteri diagnostici di demenza. I
Test di laboratorio
Anche se i dettagli dei test da effettuare dipendono dalla
diagnosi che si sospetta, si possono delineare i seguenti esami di
laboratorio come necessari e da eseguire come routine:
- emocromo con formula,
- elettroliti,
- VES,
- glicemia,
- azotemia,
- creatininemia,
- esame delle urine,
- test di funzionalità tiroidea (per escludere la presenza di una demenza da ipo o ipertiroidismo),
- livelli ematici di vitamina B12 e folati (per escludere la presenza di una demenza da carenza vitaminica),
- test serologici per la lue (per escludere una demenza luetica).
Altri esami di laboratorio in singoli pazienti possono essere utili anche se non è necessario vengano inseriti nella routine:
- funzionalità epatica
- serologia per l'HIV-1 (AIDS-demenza complex),
- Rx torace ed emogasanalisi (sindromi ipossiche croniche),
- metaboliti urinari di sostanze d'abuso,
- escrezione urinaria di metalli pesanti,
- ricerca di autoanticorpi per la ricerca di malattie autoimmunitarie.
SECONDA FASE - FASE DI CONFERMA DIAGNOSTICA E DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Neuroimaging cerebrale
Gli esami di neuroimaging cerebrale dovrebbero essere presi in
considerazione in base alle caratteristiche cliniche di presentazione.
Sembra comunque ragionevole eseguire un esame CT scan o MRI cerebrale
almeno al momento della prima diagnosi. Questo esame è infatti spesso
indispensabile per una corretta diagnosi differenziale. I
Altri esami come la SPECT o la PET, che possono fornire
informazioni sullo stato funzionale cerebrale, sono di grande interesse
per fini di ricerca e andranno utilizzati all'interno di protocolli di
ricerca. III
Valutazione neuropsicologica
Anche se non strettamente necessaria per la diagnosi di demenza,
ogni paziente al momento della prima diagnosi, e in particolare nel
caso della Malattia di Alzheimer, dovrebbe avere una valutazione
neuropsicologica completa. II
L'esecuzione di una adeguata batteria di test neuropsicologici può
fornire indicazioni indispensabili sull'esistenza e gravità del deficit
cognitivo, sulle aree cognitive compromesse e per valutare la
progressione di malattia nel corso del follow-up. A questo scopo si
raccomanda l'uso di batterie di test neuropsicologici validate su
popolazioni italiane: la MDB (Mental Deterioration Battery) (8) o la
batteria di test proposti nell'ambito dello Studio Multicentrico
Italiano sulla Demenza (SMID)(9). II
Accanto all'uso di batterie standardizzate di esami
neuropsicologici è auspicabile che l'indagine sullo stato cognitivo del
paziente venga arricchito con l'uso di test che indagano aree
funzionali particolari. III
Valutazione comportamentale e psichiatrica.
La presenza di disturbi comportamentali andrà indagata, almeno in modo informale in tutti i soggetti. II
Andrà valutata con particolare attenzione la presenza di
depressione ed è raccomandabile l'utilizzo di strumenti standardizzati
quali la scala di Hamilton o la Beck Inventory per la depressione. La
depressione può infatti influire sulla performance cognitiva del
soggetto o caratterizzarsi come una risposta reattiva alla presenza del
disturbo cognitivo stesso. I
Si consiglia l'uso di strumenti di valutazione quantitativa dei
disturbi comportamentali tra i quali il più utilizzato e di cui esiste
una versione italiana è il Neuropsychiatric Inventory (NPI). (10, 11)
III
Esame liquorale
Una puntura lombare dovrebbe essere eseguita quando sia presente o
si sospetti una carcinomatosi meningea, una infezione del sistema
nervoso centrale, sierologia per lue positiva, sospetto di vasculite
del sistema nervoso centrale, una demenza non usuale o rapidamente
progressiva e immunosoppressione. I
Il dosaggio liquorale di sostanze con un potenziale ruolo
patogenetico nelle demenze (beta-amilode, proteina tau) è di grande
interesse scientifico e andrà eseguito nell'ambito di protocolli di
ricerca che prevedano esplicitamente la richiesta del consenso
informato del paziente o di sua persona di riferimento. (12)III
Elettroencefalogramma
L'elettroencefalogramma è un esame fondamentale nella valutazione
di sospette encefaliti, nella malattia di Jakob-Creutzfeldt e quando
siano presenti crisi epilettiche. I
Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale deve avere come primo obiettivo quello
di individuare quelle demenze che possono regredire o non progredire
una volta rimosse le cause. I
Fra queste forme cliniche una delle più difficili da distinguere
dalle demenze degenerative è la cosiddetta "pseudodemenza depressiva".
La distinzione è in questo caso spesso facilitata da un accurato esame
neuropsicologico, ripetuto nel tempo e dopo eventuale terapia
specifica. II
Una volta escluso che la demenza sia dovuta a cause che possono
essere rimosse si dovranno individuare le demenze di origine vascolare.
In queste demenze è ragionevole attendersi che il controllo dei fattori
di rischio vascolare, riduca la frequenza delle ricorrenze di episodi
vascolari e migliori la prognosi del paziente. II
Una volta che sia esclusa anche la presenza di una demenza
vascolare ci si troverà in presenza di una demenza degenerativa
primaria. In questo gruppo di demenze la Malattia di Alzheimer è la
forma più frequente e paradigmatica ma si riconoscono sempre più
frequentemente un certo numero di malattie e di sindromi che, pur nel
sostanziale quadro unitario di demenza, presentano caratteristiche
peculiari in termini di ereditarietà, manifestazioni cliniche e
soprattutto di risposta al trattamento. I
Un inquadramento delle diverse manifestazioni e delle diverse
sindromi è inoltre una premessa a che nel futuro si possa essere in
grado di individuare più facilmente le forme che rispondono a
differenti trattamenti e i meccanismi eziopatogenetici di queste
malattie. III
CLASSIFICAZIONE DELLE DEMENZE
Demenze trattabili
Questo gruppo di demenze, generalmente riferibili a cause
infettive, metaboliche, psichiatriche, lesioni occupanti spazio o
idrocefalo normoteso) costituiscono meno del 15% di tutte le demenze, e
il loro riconoscimento è possibile grazie alle indagini cliniche, di
laboratorio e strumentali sopra riportate.
L'idrocefalo normoteso è caratterizzato da disturbi della marcia,
incontinenza urinaria e declino cognitivo che compaiono abitualmente in
questa sequenza. E' questa una condizione che può in alcuni casi
rispondere all'intervento di shunt ventricolo-peritoneale. I
Quando queste condizioni sono escluse, le più frequenti condizioni
di demenza sono la Malattia di Alzheimer e le demenze vascolari.
Demenza vascolare
Costituisce circa il 10-15% di tutte le demenze ed è causata da uno o più piccoli infarti o da infarti di grandi dimensioni
Sono stati proposti criteri per la diagnosi di demenza vascolare (13) probabile che viene formulata in base ai seguenti criteri:
- evidenza clinica di demenza
- evidenze cliniche e di neuroimaging (TAC, RMN) di malattia cerebrovascolare
- relazione evidente o indiretta tra la demenza e la malattia
cerebrovascolare (esordio, fluttuazioni, deterioramento "a scalini" dei
deficit cognitivi).
Una volta giunti ad una diagnosi di demenza vascolare sarà utile differenziare i seguenti sottotipi:
Demenza multi-infartuale (MID).
E' la risultante di infarti multipli e completi, generalmente nel
territorio di distribuzione, corticale o sottocorticale, dei grossi
vasi. II
Demenza da singoli infarti strategici.
E' data dai singoli infarti in aree cerebrali funzionalmente importanti
per le prestazioni cognitive (giro angolare, proencefalo basale,
talamo, etc.). II
Demenza da coinvolgimento dei piccoli vasi.
E' l'esito di lesioni ischemiche a carico dei vasi di piccolo calibro che irrorano le strutture sottocorticali. II
Demenza da ipoperfusione.
E' la risultante di un danno ipossico acuto, cronico o ripetuto. II
Demenza emorragica.
E' la sequela di lesioni emorragiche intraparenchimali (fra le più
frequenti l'emorragia intracerebrale a sede capsulare) o
extraparenchimali (ematoma subdurale cronico, emorragia subaracnoidea).
II
Demenze degenerative primarie
Una volta esclusa la possibilità di una demenza vascolare è
necessario eseguire una ulteriore diagnosi differenziale all'interno
delle rimanenti demenze non secondarie e degenerative. Un possibile
schema classificatorio è quello che identifica le seguenti forme di
demenza (14).III
Malattia di Alzheimer
I criteri più utilizzati per la diagnosi della malattia di
Alzheimer sono quelli proposti nel 1984 dal National Institute of
Neurological and Communicative Disorders and Stroke; Alzheimer's
Disease and Related Disorders Association Work Group (NINCDS-ADRDA) e
dai criteri del DSM IV.
I criteri proposti dal NINCDS-ADRDA prevedono diversi livelli di
probabilità nella diagnosi. Si è osservato che la diagnosi clinica di
Malattia di Alzheimer probabile secondo i criteri NINCDS-ADRDA e
secondo i criteri del DSM III R (praticamente sovrapponibili a quelli
del DSM IV) sono confermati anche alla diagnosi neuropatologica nell'
89-100% dei casi (15, 16, 17, 18).I
Nei casi in cui lo studio famigliare evidenzia una trasmissione
autosomica dominante è indicata una indagine genetica mirata ad
identificare mutazioni dei geni della proteina precursore dell'amiloide
(APP) o della presenilina 1 e 2 (PS1 e PS2). I
Altre indagini genetiche su fattori potenzialmente in grado di
modulare caratteristiche cliniche della malattia (ApoE, IL 1 a ecc.)
sono di grande interesse scientifico e andranno eseguite nell'ambito di
specifici protocolli di ricerca. III
Anatomia patologica della malattia di Alzheimer
I grovigli neurofibrillari (NFT) con le placche neuritiche ed i
neuriti distrofici sono considerati i maggiori segni distintivi della
malattia di Alzheimer. Esiste una notevole eterogeneità clinica,
genetica e neuropatologica della malattia. La concomitanza di demenza e
lesioni neuropatologiche tipo Alzheimer in pazienti con morbo di
Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy ha suggerito invece un
probabile meccanismo patogenetico comune per differenti forme cliniche
(19). Non esiste ancora un consenso unanime per la definizione dei
criteri neuropatologici tipici della demenza di Alzheimer (20,21). La
diagnosi di malattia si basa sul riscontro autoptico di placche senili,
depositi neurofibrillari e angiopatia amiloide che rappresentano i
marker tipici, se non esclusivi, della malattia. I marker
neuropatologici della malattia di Alzheimer sono riscontrabili anche in
soggetti anziani non dementi; il riscontro anatomo patologico nella
Malattia di Alzheimer è utile ai fini di conferma diagnostica in
presenza di demenza clinicamente diagnosticata. I
Demenza frontotemporale inclusa la demenza di Pick
Questo gruppo di demenze, che in fasi tardive o intermedie possono
essere indistinguibili dalla malattia di Alzheimer, sono caratterizzate
in fase iniziale dalla preminenza dei sintomi comportamentali,
affettivi e del linguaggio sul deficit di memoria che può essere lieve
o addirittura assente. II
Creutzfeldt-Jakob e altre malattie da prioni
Queste demenze sono rarissime ma necessitano in ogni caso di
essere riconosciute. Esiste infatti un rischio di trasmissione in
seguito ad esposizione a tessuti contaminati come nel caso del
trapianto di cornea. I
Demenze con corpi di Lewy
Questa forma è particolarmente frequente e potrebbe contendere il
posto di seconda più comune forma di demenza alle demenze vascolari. La
demenza si accompagna sin dalle fasi precoci a segni parkinsoniani
(bradicinesia, rigidità, mentre il tremore a riposo è raramente
presente). I segni cognitivi, che di norma precedono i segni motori,
assumono spesso le caratteristiche di un rallentamento nel pensiero e
nella azione (bradifrenia, rallentamento psicomotorio). Rispetto alla
malattia di Alzheimer i deficit cognitivi tendono maggiormente a
fluttuare (in particolare vigilanza e attenzione) ma la progressione di
malattia è più veloce. Dato che segni parkinsoniani compaiono tardi
nella classica Malattia di Alzheimer, o non compaiono affatto, una
demenza con corpi di Lewy deve essere sempre sospettata in quei casi di
Malattia di Alzheimer che mostrano in fase iniziale segni
extrapiramidali. Oltre ai segni motori questa demenza si caratterizza
anche per la frequente presenza, anche in fase iniziale di malattia, di
sintomi allucinatori in particolare visivi, ben dettagliate e reiterate
(22). II
Nonostante la non elevata specificità di questi sintomi e segni ai
fini della diagnosi differenziale, è importante sospettare la demenza a
corpi di Lewy per la particolare sensibilità ai neurolettici di questi
pazienti. III
Malattia di Parkinson
La demenza complica frequentemente il quadro della malattia di Parkinson nelle sue fasi avanzate. I
Paralisi sopranucleare progressiva
La demenza complica nel 70-80% questa sindrome parkinsoniana in
cui sono sin dall'inizio preminenti i sintomi a carico dei movimenti
coniugati oculari. In particolare il segno caratteristico della turba
di verticalità dello sguardo è spesso presente sin dall'esordio dei
sintomi. I
Degenerazione cortico basale
E' questa una causa di parkinsonismo con demenza che viene sempre
più spesso diagnosticata. Rispetto alla demenza con corpi di Lewy, i
segni motori precedono la demenza e sono spesso unilaterali, e
l'aprassia (ideativa e ideomotoria) precede anche di anni l'instaurarsi
del deficit cognitivo globale. II
Malattia di Huntington
E' una malattia ereditaria a carattere autosomico dominante.
Clinicamente sono preminenti i movimenti involontari (corea) e i
sintomi psichiatrici sulla demenza che compare più tardivamente.
Attualmente, oltre alla familiarità positiva, è possibile la diagnosi
genetica. II
TABELLA DI SINTESI PER L'INDAGINE DIAGNOSTICA
NEL SOSPETTO DI DEMENZA
Esame
|
Consiglio
|
Commenti
|
Anamnesi
mirata
|
indicato
|
Attenta
ricerca di disturbi della memoria,linguaggio,
attenzione, capacita` di giudizio, orientamento
spazio temporale etc..;
|
Esame
obiettivo generale e neurologico
|
indicato
|
Attenta
ricerca di segni di malattie sistemiche
e/o neurologiche (segni focali, extrapiramidali,
etc…)
|
Valutaz.
neuropsicologica
|
Test
di screening
|
indicato
|
Evidenziazione
del deficit cognitivo
|
Batterie
complete
|
indicato
|
Definizione
del profilo cognitivo e del livello
di gravita` del deterioramento
|
Test
specifici
|
speciale
|
Definizione
e quantificazione del deficit di specifiche
aree cognitive
|
Esami
di laboratorio
|
Esami
ematici ed urine
|
indicato
|
Esclusione
di patologia sistemica di rilievo o
identificazione di fattori di rischio
vascolari
|
Sierodiagnosi
lue
|
indicato
|
Demenza
luetica
|
Vit.
B12, ac. folico
|
indicato
|
Esclusione
di carenze vitaminiche
|
Funzionalita`
tiroidea
|
indicato
|
Esclusione
di disfunzionalita` tiroidea
|
HIV
|
speciale
|
In
soggetti con deterioramento dndd, soprattutto
se giovani
|
Screening
malattie metaboliche
|
speciale
|
Malattia
di Wilson, malattie mitocondriali etc…
|
Indagini
genetiche
|
speciale
|
Forme
di malattia di Alzheimer con ereditarietà
autosomica dominante Malattia di Huntington
|
Rx
- torace
|
indicato
|
Esclusione
di patologia respiratoria ostruttiva
cronica
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Elettroencefalogramma
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indicato
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Quadri
particolari nelle forme encefalitiche
e nella malattia di Creutzfeldt-Jakob
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TC
o MRI - cranio
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indicato
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Esclusione
di lesioni strutturali (idrocefalo,
ematoma subdurale, tumori intracranici);
identificazione di quadri di atrofia
corticale e/o sottocorticale; atrofia
dei lobi temporali nelle fasi precoci
della malattia di Alzheimer
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SPECT/PET
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integrativo
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Identificazione
di deficit funzionali in aree morfologicamente
indenni
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Esame
del liquor
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speciale
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Utile
nel sospetto di vasculiti, malattie
infettive e malattie infiammatorie del
SNC
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Indicato: esame o valutazione che trova indicazione nella maggioranza dei casi di sospetto di demenza.
Speciale: esame o valutazione che può essere utile in casi particolari.
Integrativo: esame che fornisce informazioni complementari.
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