La riabilitazione
si avvarrà di tre tipi di meccanismi:
1) il riapprendimento
dell’informazione e delle procedure in
tutto o in parte perdute;
2) la facilitazione
all’accesso all’informazione che
é (relativamente) intatta ma inaccessibile;
3) l’apprendimento
di nuovi modi di portare a termine un dato
compito.
La riabilitazione
ha lo scopo di risolvere per quanto possibile
la disabilità del paziente rispetto
al suo ambiente di vita. Questo obbiettivo
riabilitativo deve basarsi anche su analisi
diagnostiche, diverse dai test neuropsicologici
tradizionali, che tengono conto di una valutazione
"ecologica" della prestazione del
paziente.
Il programma
di riabilitazione individualizzato, deve fornire
un insieme di attività che hanno lo
scopo di rispondere ai biasogni cognitivi,
emotivi, fisici del paziente.
Le possibilità
terapeutiche della neuropsicologia si rivolgono
sia al campo dei disturbi sociali, sia verso
strategie comportamentali e riabilitative
cognitivo-motorie in soggetti portatori di
lesioni diffuse dell’encefalo.
E’ soprattutto
a quest’ultimo livello che la neuropsicologia
sta prepotentemente mostrando come, soprattutto
attraverso un approccio di tipo processuale,
provvede a recepire, ma anche a proporsi come
un appropriato piano di trattamento.
Esistono tre
filoni teorico-pratici alla base dell’intervento
riabilitativo dei deficit neuropsicologici:
A) il primo
filone ci propone di affrontare la riabilitazione
dei processi cognitivi tramite stimolazioni
aspecifiche;
B) il secondo
parte da posizioni del tutto opposte e suggerisce
che il recupero debba passare necessariamente
da una stimolazione specifica del disturbo;
C) il terzo
e forse quello che si distingue per idoneità
ed efficacia propone che il riacquistare delle
abilità cognitive sia possibile sfruttando
le capacità plastico-riaddottive di
un sistema modulare; ciò significa
che non affronta il disturbo specifico ma
propone di superare le difficoltà e
gli effetti inibitori derivanti da "un
modulo entrato in cortocircuito" stimolando
le abilità residue, i "moduli
sani", il cui riassetto porterà
alla maggiore autonomia possibile.
Ad esempio
per memorizzare un percorso stradale in un
paziente con disturbi di memoria visuo-spaziale,
si potrà suggerire una ripetuta verbalizzazione
dei nomi delle vie, il tipo di negozi incontrati
durante il percorso; per memorizzare delle
informazioni (es.brano di prosa) in un soggetto
con disturbi di memoria verbale, si potrà
suggerire di associare al brano rappresentazioni
mentali visive, la così detta visual
imagery (metodi "compensatori").
Centro di
Psicologia e Neuropsicologia
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