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Fondamenti neurobiologici della Riabilitazione Cognitiva

Dott.ssa Claudia Iannotta — Psicologa
Centro di Psicologia e Neuropsicologia
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FONDAMENTI NEUROBIOLOGICI DELLA RIABILITAZIONE COGNITIVA

La letteratura recente evidenzia come la PLASTICITA’ CEREBRALE non sia osservabile solo nel caso di lesioni che avvengono nelle fasi di sviluppo cerebrale, ma anche in individui adulti. Numerose ricerche sperimentali, sia nei primati che nell’uomo, documentano la possibilità di osservare massicce riorganizzazioni corticali sia in seguito a soppressioni di input sensoriali instauratisi durante l’età adulta che in seguito a distruzioni corticali indotte sperimentalmente o occorse spontaneamente. Un secondo rilevante concetto riguarda l’importanza del contesto ambientale nel guidare i processi di riorganizzazione funzionale del cervello. I cambiamenti strutturali che si verificano in presenza di una lesione cerebrale o di una deafferentazione sensoriale iniziano e si definiscono a condizione che l’ambiente che l’ambiente fornisca un’adeguata e specifica stimolazione volta a compensare i deficit sensoriali, motori o cognitivi indotti alla lesione stessa.

In presenza di una lesione corticale, é sempre possibile osservare una riorganizzazione delle rappresentazioni corticali nelle aree risparmiate e ad esse funzionalmente connesse.

Si ipotizza, inoltre, che il recupero delle rappresentazioni e quello funzionale sia tanto più grande quanto più estesa é la rappresentazione corticale di una data funzione.

I dati fin qui riportati consento di concludere che:

- é possibile osservare una riorganizzazione strutturale, accompagnata da mutamenti prestazionali nella corteccia sensoriale e motoria di mammiferi adulti;

- nella maggior parte dei casi descritti questi cambiamenti necessitano di un tempo lungo per consolidarsi anche se vi sono dati che mostrano un inizio molto precoce dopo la lesione;

- i cambiamenti strutturali meglio documentati si verificano al livello delle connessioni intracorticali all’interno delle aree funzionali collegate a quelle lese o deafferentate.

Sia negli animali che nell’uomo é possibile produrre modificazioni topografiche delle rapperesentazioni cerebrali attraverso un’attivazione comportamentale appropriata.

Questi cambiamenti strutturali sono probabilmente la manifestazione elettrofisiologica e/o metabolica di mutamenti nella efficacia sinaptica avvenuti a livello cellulare, come conseguenza di una esposizione sistemica a stimolazioni ambientali. Queste informazioni fisiologiche devono costituire la base esplicativa dei cambiamenti spontanei osservabili nell’uomo dopo una lesione cerebrale, ma ancor di più di quei tentativi di favorire un recupero funzionale mediante la messa in atto di procedure riabilitative.

E’ importante notare che mentre l’uso proprio comporta una forma di plasticità utile, l’uso eccessivo induce cambiamenti nervosi in senso disorganizzazionale (es.distonie e crampi dei musicisti).

La grande sfida per la riabilitazione non é semplicemente di favorire e sfruttare le capacità neoplastiche, ma di inibire nei casi in cui esse comportano effetti negativi. Di grande rilievo funzionale é il dato che le modifiche riorganizzazionali possono essere rapidissime, vale a dire aver luogo entro pochi minuti dalla manipolazione sperimentale (ad es.l’amputazione) che li provoca.

Anche semplicemente l’anestesia di un dito, provoca un aumento delle rappresentazioni corticali delle dita adiacenti.

E’ nozione comune che l’apprendimento indica cambiamenti funzionali e/o strutturali nel sistema nervoso.

L’apprendimento, in assenza di specifiche patologie, può aver luogo praticamente a qualunque età. I mutamenti nervosi indotti dall’apprendimento sono dimostrati da un ampliamento delle aree di rappresentazione nervosa riguardanti elettivamente strutture coinvolte nell’apprendimento di un determinato compito.

Di grande rilievo funzionale é la reversibilità dei cambiamenti che supporta ulteriormente l’elevata dinamicità connessionale del cervello anche in età adulta.

Alcune ricerche hanno dimostrato nell’uomo i mutamenti dinamici delle rappresentazioni cerebrali legate all’apprendimento di specifici compiti, ed un aumento delle aree corticali mappanti i distretti corporei coinvolti nel compito. Basterebbero alcune ore di attività per indurre cambiamenti corticali.

Se da un lato é chiaro che l’allenamento e la corretta esecuzione di un determinato compito modificano il sistema nervoso al fine di ottimizzare il compito stesso, dall’altro comincia ad essere compreso che l’esercizio strenuo e improprio induce cambiamenti neurali in senso disorganizzativo e quindi dannoso.

 


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