Le assunzioni teoriche della maggior parte
dei neuropsicologi cognitivi si basano su
alcuni presupposti:
1) MODULARITA’.
L’architettura dei processi mentali umani
è costituita da componenti distinte
(moduli).
Il sistema cognitivo è modulare, nel
senso che vi sono diversi elaboratori cognitivi
indipendenti. Una lesione cerebrale danneggia
tipicamente solo alcuni di questi moduli,
lasciando intatti gli altri.
La nozione di modularità è strettamente
associata al nome di Fodor, che ha cercato
di identificare le principali caratteristiche
distintive dei moduli (1983):
- incapsulamento informazionale (significa
che ciascun modulo opera in modo totalmente
indipendente dal funzionamento degli altri
moduli);
- specificità di dominio (indica che
ogni modulo può elaborare soltanto
un certo tipo di input, es. parole, volti);
- obbligatorietà di elaborazione (significa
che non è possibile controllare in
modo volontario il funzionamento di un singolo
modulo);
- innatezza (vuol dire che i moduli sono innati,
nel senso che sono congeniti).
Molti psicologi hanno criticato gli ultimi
due criteri; se le assunzioni dei primi due
rimangono valide, i dati tratti dallo studio
di pazienti con lesioni cerebrali possono
ancora essere usati per dare la caccia ai
moduli cognitivi.
Secondo Fodor i moduli sono associati a strutture
neurali localizzate; non sarebbero invece
modulari i processi “centrali” come
la memoria, il ragionamento e la soluzione
di problemi.
Le architetture modulari della mente, sono
spesso rappresentate sotto forma di diagrammi
di flusso dell’informazione con un’organizzazione
non gerarchica delle diverse componenti. A
seguito della lesione di una componente specifica,
il paziente farà uso delle parti del
sistema non danneggiato.
I dati della neuropsicologia moderna sembrano
suggerire un’organizzazione modulare
dei sistemi cognitivi, infatti, qualsiasi
modifica apportata ad un sistema che non fosse
organizzato in modo modulare, determinerebbe
variazioni in più parti del sistema
e non soltanto alla sottocomponente che necessitava
del cambiamento o del miglioramento.
2) ISOMORFISMO.
Corrispondenza tra l’organizzazione funzionale
della mente e quella neurologica del cervello.
Vi è qualche relazione significativa
tra il modo in cui il cervello è organizzato
sul piano fisico ed il modo in cui sono organizzati
la mente ed i suoi moduli cognitivi.
Isomorfismo significa che due entità
(cervello e mente), hanno la stessa struttura
o forma. Ci si aspetta, dal punto di vista
della modularità, ad esempio, che ogni
modulo cognitivo avrà anche una sua
diversa collocazione fisica nel cervello e
che tutte le rappresentazioni fisiche di ogni
dato modulo saranno in zone adiacenti della
corteccia cerebrale.
Questa corrispondenza tra moduli e struttura
neurale è a livello di circuiti complessi
che probabilmente interessano più aree
cerebrali, non a livello di precise aree cerebrali
come teorizzano i modelli della neuropsicologia
classica.
Le lesioni cerebrali possono dunque compromettere
i processi mentali in modo selettivo.
3) LESIONI CEREBRALI.
Lo studio dell’attività cognitiva
in soggetti che hanno subito lesioni cerebrali,
ci può fornire moltissime informazioni
sul modo in cui gli stessi processi si svolgono
in soggetti normali ; questo importante assunto
è strettamente collegato agli altri.
Un importante presupposto è che la
prestazione di un paziente cerebroleso rispecchia
l’attività dell’insieme delle
componenti del suo sistema cognitivo, meno
quella/e danneggiata/e dalla lesione cerebrale
(presupposto della costanza).
A suguito della compromissione di una componente
specifica, i pazienti possono sviluppare strategie
nuove, che i soggetti normali di solito non
utilizzano; il presupposto della costanza
rimane valido se queste si basano su componenti
del sistema normale risparmiate dalla lesione
cerebrale.
L’assunzione che almeno nel soggetto
adulto (nell’infanzia è possibile
che l’organizzazione funzionale dia luogo
a sistemi qualitativamente diversi da quello
normale), i processi mentali non vadano incontro
ad una riorganizzazione post-lesionale che
ne modifichi l’architettura in modo qualitativo
è difficile da verificare in modo diretto.
Diversi meccanismi neurobiologici possono
partecipare al recupero funzionale, dalla
riduzione della diaschisi alla creazione di
nuove connessioni sinaptiche.
Dati di questo genere suggeriscono che il
sistema nervoso sia provvisto di buone capacità
plastiche, per poter far fronte, almeno in
parte, al danno funzionale causato da una
lesione. Questo non implica, tuttavia, che
l’organizzazione post-lesionale sia qualitativamente
diversa da quella normale.
In conclusione, il presupposto che dopo una
lesione cerebrale i processi mentali non vadano
incontro a modificazioni qualitative, che
ne alterino l’architettura, va trattato
con molta cautela e ponderato caso per caso.
4) SINDROMI.
La maggior parte dei pazienti può essere
classificata in termini di sindromi che si
basano sulla co-occorrenza di un insieme di
sintomi.
L’approccio tradizionale delle ricerche
di neuropsicologia ha spesso utilizzato il
termine sindrome; si indicava con questa espressione
il fatto che un insieme di sintomi o di menomazioni
veniva osservato di solito congiuntamente
e ciascun insieme di sintomi co-occorenti
veniva usato per definire una sindrome separata.
L’approccio basato sulle sindromi è
raccomandabile per diversi motivi: permette
di mettere un certo ordine nei vari casi di
pazienti con danni cerebrali che sono stati
studiati assegnandoli ad un numero relativamente
ridotto di categorie; è anche utile
per identificare con facilità le aree
del cervello che sono primariamente responsabili
di specifiche funzioni cognitive.
Lo svantaggio di questo approccio è
l’enfatizzazione delle somiglianze tra
i pazienti che si sostiene soffrano della
medesima sindrome. E’ possibile che tutti
i sintomi osservati o le menomazioni che si
dice formino la sindrome, possano venire osservati
negli stessi pazienti perchè i processi
cognitivi hanno una localizzazione anatomica
in zone adiacenti e non perchè alla
base ci sono dei processi cognitivi sottostanti
in comune.
|