Questa insonnia corrisponde alla percezione soggettiva di un disturbo del sonno senza apparenti reperti di alterazione oggettiva. I soggetti riferiscono di dormire poco, di avere un sonno poco ristorativo o addirittura di non dormire affatto, mentre l'osservazione del partner di letto, del personale ospedaliero (nei casi di ricovero) o la registrazione polisonnografica nei laboratori del sonno riportano caratteristiche del sonno apparentemente normali. Pur essendo la tendenza ad esagerare i problemi di sonno una caratteristica comune a tutti gli insonni, in questi casi la discrepanza tra valutazione soggettiva e reperto polisonnografico è assai marcata. Il parametro per il quale le due misure si discostano maggiormente riguarda la valutazione del tempo totale di sonno, principalmente nella prima metà della notte, spiegabile in termini di sovrastima da parte di questi soggetti della latenza dell'addormentamento. Come conseguenza diurna viene riportata una ridotta efficienza psicofisica, piuttosto che una vera e propria sonnolenza.
L'indagine polisonnografica di questi soggetti non evidenzia alcuna significativa differenza dai normali dormitori per quanto riguarda il tempo di sonno, la latenza dell'addormentamento, la distribuzione percentuale dei vari stadi del sonno. Solo recentemente l'analisi microstrutturale delle caratteristiche polisonnografiche sembrerebbe indicare una presenza elevata di "microrisvegli" dell'ordine di pochi secondi, non percepiti dai soggetti, che determinano una frammentazione della continuità del sonno.
A differenza di quanto spesso si ritiene, non sono da considerarsi in questa classificazione i brevi-dormitori, cioè i soggetti che dormono usualmente per un tempo chiaramente inferiore alla media tipica della loro età. In tali casi non si può a tutti gli effetti parlare di un disturbo del sonno in quanto i soggetti stessi non riferiscono alcun problema nel sonno notturno, non lamentano alcuna alterazione psicofisica durante l'attività diurna, né presentano alcuna alterazione dell'architettura polisonnografica qualora siano studiati nei laboratori del sonno.
Anche nel caso della pseudo-insonnia si registra una maggiore incidenza nel sesso femminile, principalmente a carico degli adulti giovani o di mezza età, con un'incidenza percentuale rispetto al totale degli insonni del 5% e dell'1.5%, rispettivamente negli Stati Uniti ed in Italia.
Trattamento
In questi casi è assolutamente da evitarsi un uso di ipnotici stante la mancanza di alterazioni strutturali del sonno notturno. Un trattamento specifico dovrebbe intervenire solo nei casi di una diagnosi di eccessiva sonnolenza diurna. Un incremento della consapevolezza nei riguardi della distinzione tra sonno e veglia, che in genere è offuscata in questi soggetti, dovrebbe basarsi necessariamente su una più esatta definizione soggettiva del momento dell'addormentamento.
A riguardo appare incoraggiante la sperimentazione che, in questi ultimi anni, ha evidenziato come un programma di feedback forniti in concomitanza rispettivamente con la veglia EEG, con la comparsa del primo spindle e con un intervallo di 5 minuti dalla comparsa del primo spindle.
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